“Siehe Neapel und Stirb”Guardi Napoli e (poi) muori o Guarda Napoli e poi muori?

12557020_929109093847135_1064113720_oLE LEZIONI DI HERR DIKAPUA a Dresda (sempre a proposito delle famose competenze!)

Der erste Unterricht von Herrn Dikapua

Christian Di Capua, (programma annuale Intercultura in Germania), ha tenuto una lezione su ” Le meraviglie” di Napoli, Castellammare di Stabia  e…il Severi.

Di seguito l’articolo che Christian mi ha mandato.

“Il venti gennaio duemilasedici è stato il giorno in cui mi sono esternato totalmente alla mia classe qui a Dresda. Il venti gennaio duemilasedici ventiquattro tedeschi hanno compreso che Napoli non è solo mafia e terrore, ma è anche arte, amore per le tradizioni ed una favolosa storia secolare. Avevo già in mente l’idea di presentare il mio paese alla mia classe, di mostrare le ricchezze artistiche, i tesori della cultura e tradizione del golfo di Napoli; diventare professore per un giorno: Herr (Doktor) Dikapua, che avrebbe dovuto tenere una lezione la meno noiosa, la più lunga e interessante possibile su un territorio sconosciuto e tenebroso, e cercare con tutte le proprie forze di sradicare pregiudizi e preconcetti amplificati e distorti dal megafono magico dai media. Mi è stato chiesto ciò, per ben due volte: dalla mia associazione e dalla mia docente di tedesco del Gymnasium e allora mi sono fatto forza e, preparando una presentazione sulle Wunder des Golfs von Neapel (Le meraviglie del golfo di Napoli) -fra la paura di inciampare sulle mie stesse parole, diventare rosso carminio di fronte alla classe intera, non usare il genitivo dopo wegen*, o peggio metterci il dativo!- ho imparato io stesso qualcosa di nuovo sul mio territorio. Ricercando e ricercando, traducendo e traducendo, ho scoperto quanto io stesso non abbia spesso apprezzato Castellammare a causa dei numerosi problemi, che, come ho spiegato alla mia classe, non devono impedire di vedere al di là delle apparenze ciò che veramente è bello ed affascinante.chris severi

 Di tempo mi sono stati concessi quarantacinque minuti, ovvero tutta la lezione, che avrei potuto usare a mio piacimento per il progetto. Trenta minuti li avrei dovuti usare per la presentazione e il restante quarto d’ora avrei lasciato che i miei compagni mi ponessero qualche domanda (a proposito di quello che avevano appena imparato, o semplicemente delle domande a livello più personale ma inerenti sempre alla mia identità italiana ) alle quali avrei risposto; uso in questo caso il condizionale passato perché Herr Dikapua si è prolungato in chiacchiere a proposito degli affreschi di Villa Arianna, o del mito delle fatiche di Ercole legato al nome Stabiae**, o ancora delle sorgenti di acqua acidula e solfurea delle vecchie e nuove Terme; quarantaquattro minuti li ha spesi parlando e scherzando, quello restante più un paio dopo il suono della campanella li ha spesi rispondendo a tre domande, che gli hanno fatto capire quanto, sia gli alunni, che la professoressa, fossero stati attenti per tutta la durata della lezione.lezione chris su napoli

 Per non cadere preda della pressione prodotta da quarantotto pupille che velocemente dalle slide passavano ai suoi capelli spettinati, Herr Dikapua ha deciso di incalzare con qualche battuta umoristica e strategica, in modo tale che, nei pochi secondi di risata, potesse velocemente riprendere fiato. Senza accorgersi della velocità con la quale scorreva in quel momento il tempo, forse perché ad un certo punto la situazione stava diventando sempre più gradevole… Herr Dikapua ha presentato una panoramica generale sul Golfo di Napoli: il cielo più limpido, sopra il terreno più feroce per citare Goethe, del quale avrebbe letto ancora un paio di estratti dal suo diario di viaggio in terra partenopea –Guardi Napoli e (poi) muori (Questa è la traduzione che ci è stata tramandata della celebre citazione “Siehe Neapel und Stirb” del grande tedesco; tuttavia nel mio caso vedrei più appropriata una traduzione del genere: Guarda Napoli e poi muori; più letterale per quanto riguarda l’uso dell’imperativo, ma che meglio affermerebbe che ormai una volta ammirata Partenope si è raggiunto il punto più sublime per il quale niente ha più l’arroganza di poter attirare la nostra attenzione e meraviglia… in vita.)  In seguito, Herr Dikapua ha parlato del bel Vesuvio, un grande vulcano con un tappo di pietra per il quale la lava scottante non cola sulle città e distrugge tutto ed uccide tutti (non si è espresso usando questi termini, Herr Doktor Dikapua, ma è sempre meglio parafrasare l’exploit di tettonica a placche. Herr D. Dikapua ne avrebbe fatti ancora tanti di questo genere, per questo temeva che tutti calassero con le teste sui libricini di “Intrigo e Amore” di Friedrich Schiller, sognando che suonasse la campanellella -driiiiiin- ed arrivasse l’ora di chimca organica; più interessante il motivo per cui alcuni degli affreschi delle ville di Stabiae sono rovinosamente danneggiati o la formula ad anello del Glucosio-alfa? Ma sono stati proprio questi exploits che gli hanno meritato il plauso della classe intera e un colorito che, in quell’ attimo in cui le mani battono l’una addosso all’altra, passava dal rosso al lilla, attraverso tutte le sfumature dell’indaco, sempre ammesso che delle sfumature possano aver a loro volta delle sfumature). Dopo aver parlato del Vesuvio, dei campi Flegrei e di Capri e Sorrento, Herr Dikapua inizia a parlare di Castellammare di Stabia, la sua città natale. Dalla storia agli Chalets della Villa Comunale, dalle Terme agli Scavi, dal Maracanà ai sentieri del Faito. Herr Doktor Dikapua non voleva essere una guida turistica parlante della LonleyPlanet, ma solo beibringen (pred. v. tr. separabile bei-bringen: trasmettere, fornire, insegnare) un pezzo della propria cultura, innaffiato dal proprio amore per il sole che si butta nel golfo, per il rumore delle foglie secche sotto gli scarponi, per una risata qua e là, e per un semplice piatto di pasta aglio e ‘olio (Herr Doktor Dikapua non voleva parlare troppo del cibo perche Herr Dikapua sa per esperienza che quattordicenni affamati sono uguali a belve selvatiche e allora inizia a parlare della scuola, perché anche quella piace a tutti). E poi inizia a parlare del proprio vecchio ma non tanto vecchio Liceo, sebbene sappia che parlare di un liceo non sia l’escamotage migliore per accaparrarsi l’attenzione degli alunni. La festa della primavera, la passione con la quale vengono accolti ragazzi stranieri da tutto il mondo e molto altro ancora… mostra addirittura una foto scattata a Vienna della sua vecchia ma non tanto vecchia classe che gli manca molto. In fine, in una slide denominata Un morso (mannaggia!, pensa Herr Doktor Dikapua in quel momento, quelli fanno venir fame!) della Bella Vita, riassume con maestria  i tratti salienti della propria cultura: il Napoletano, sempre presente, principalmente a tavola vicino ai taralli, usato come arma difensiva dal popolo borbonico del sud contro quello savoiardo del nord e la lingua dei segni, usata anche con persone che possono sentire benissimo, tratti della sua cultura che spesso, come ha detto lui, vengono mal interpretati, sebbene non siano né una pistola, né una spada.12620439_929109110513800_599921157_o

Suona la campanella. Herr Doktor deve ancora proiettare il video del nonno. “Darf ich mal bitte kurz das Video zeigen? Posso brevemente mostrare il video?” e la risposta non si fa attendere: “Jaaaaa (con molte a, non solo cinque) bitte bitte bitte (con molti bitte, non solo tre)! Siiii, per favore!”. Bene, pensò, reagiscono bene. Mostra il video nel quale gli alunni avrebbero potuto ammirare e contemplare le meraviglie che aveva appena finito di esporre: il Castello longobardo, l’arrotino, le Terme, lo scoglio di Rovigliano sul quale si riposò Ercole. Si tratta di un video del ’73 in cui sbucava una bambina con le trecce rosse e le lentiggini: la madre. In quel periodo la città era ben diversa da quella che i suoi alunni avrebbero potuto ammirare oggi.

Finito. Finito. Già. Si gira verso la sua piccola ma, nelle sue ansie, sempre presente platea e con un filo di voce proveniente da una gola alquanto secca, dice “Das war… Ecco tutto…”.

Tutti si alzano ed applaudono per trentuno secondi, un rumore che non aveva ancora mai assaporato del tutto, “a quanto pare sembra sia piaciuto almeno un briciolo” un sorriso non molto affascinante gli si stampa sulle labbra. Sì! Forse quel sorriso dice proprio: “Ora non penseranno più che Napoli e dintorni siano solo Mafia e paura”.       A Herr Doktor Dikapua non piace molto quando gli si fanno troppi complimenti, pensa sempre di non meritarli tutti, ma in quel momento é felice che la sua prima lezione sia stata un successo.

Di solito, a me Christian, non piace quando mi si fanno troppi complimenti, penso sempre di non meritarli tutti, ma in quel momento sono stato entusiasta che la mia prima presentazione sia stata un successo: “Das war echt Genial, wie sagt’s man auf Italienisch… du bist ein Gènijo! E’ stato geniale, come si dice in italiano… sei un gènijo“, “Das war wundervoll, das hast du toll gemacht und hast eine komplizierte Sprache und Ausdrucksweise verwendet, du kriegst eine 1 von mir! E’ stato meraviglioso, e la lingua! hai usato una lingua e delle espressioni alquanto complicate, ricevi un 1 da me” ha detto, infine, la mia docente di tedesco, “Du würdest ein super Professor an der Uni sein… Herr Doktor Dikapua! Saresti un super prof all’università… Herr Doktor Dikapua!”

_______________________________________________________________________

*Wegen è una causale che obbliga l’uso del genitivo, oggigiorno viene usato il dativo nella lingua parlata giovanile. Wegen des Blick(e)s (Genitivo) seines Publikums, dachte Herr Doktor Dikapua, dass er gestorben sein würde – A causa dello sguardo della sua platea, Herr Doktor Dikapua pensava che sarebbe morto.

** Secondo la leggenda, il valoroso semi-dio greco Härakles si riposò sull’odierno scoglio di Rovigliano, di fronte la baia stabiese, dopo una delle sue fatiche. Dal greco ἵστημι hìstemi, ovvero riposarsi, deriverebbe l’antico nome della città portuale di Castellammare di Stabia: Stabiae.

Christian Di Capua

3 pensieri riguardo ““Siehe Neapel und Stirb”Guardi Napoli e (poi) muori o Guarda Napoli e poi muori?

Commenta